Convegno annuale PorteAperte Ticino: un invito al coraggio e alla perseveranza
La giornata di Porte Aperte inizia con la testimonianza di Ramona, volontaria da 10 anni. Nel 2024, ha avuto l’opportunità di incontrare una donna con la sua bambina in grembo per la quale tutti i partecipanti alla conferenza avevano pregato due anni prima, avendo così potuto vedere l’impatto di quelle preghiere. Conclude con forza: «La fede non è solo parole, ma anche è una presenza concreta.»
Philippe Fonjallaz, direttore di Porte Aperte, ricorda che quest’anno il ministero celebra 70 anni. Sottolinea l’impatto delle preghiere che hanno segnato questa storia: «Tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio. Questa speranza è la forza della Chiesa perseguitata.» Conclude con convinzione: «Dio regna e realizza le sue promesse.»
Una testimonianza ispiratrice: il “Pazzo di Dio”
Originario di una famiglia laica nello Yemen, Saleh, speaker della giornata, accetta Gesù dopo essersi trasferito in una città vicina. Una volta trovata la fede, non può tenerla solo per sé ed inizia a condivide il vangelo con gli altri.
Con audacia, evangelizza persino nelle moschee, guadagnandosi il soprannome di “pazzo di Dio”. Proclama il Vangelo in mezzo a coloro che vogliono ucciderlo, affermando: «Questo è portare la croce di Cristo.» Nonostante le minacce, persevera. I giovani attorno a lui gridano: «Saleh, ti uccideremo!» Ma al di là delle circostanze, discerne il piano più grande di Dio: «Il loro odio mi ha reso noto in tutta la regione e molti si sono convertiti. Così, Dio ha trasformato il male in bene.»
La mia famiglia era una Chiesa!
Un giorno trova il coraggio di condividere la sua fede con la sua famiglia. Suo padre gli rivela allora che erano già cristiani. Stupito, esclama: «Sono diventato pastore, e la mia famiglia era già una Chiesa senza che io lo sapessi!»
Vivere la persecuzione e resistere ancora!
Con l’inizio della guerra nello Yemen nel 2014, Saleh diventa un uomo ricercato. È costretto a fuggire per salvare la propria vita, una scelta straziante perché ama il suo paese e desidera condividerci la Parola. Ma un versetto lo incoraggia: «Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra.»
Nonostante l’esilio, diventa il padre spirituale di molti nuovi convertiti e guida un ministero pastorale nella Chiesa nascosta, accompagnato dalla fedeltà di Dio nei suoi spostamenti. Un giorno dopo essere stato in un villaggio ad evangelizzare 70 persone, viene fermato in un posto di blocco dai ribelli. Una breve preghiera nasce in lui: «Dio, Tu sei con noi.» Poi il coraggio lo invade e, con fermezza, dichiara: «Se volete soldi, non ne abbiamo. Se volete la macchina, prendetela. Se volete ucciderci, fatelo.» I ribelli lo lasciano andare.
Un invito alla fedeltà ed al coraggio!
Saleh testimonia la realtà della Chiesa nello Yemen: «Stiamo bene, ma la paura è grande. Preghiamo per giorni migliori.» Si rivolge direttamente alla Chiesa svizzera: «Uscite e predicate il Vangelo! Siate fedeli a Dio! Non restate chiusi nelle vostre chiese.»
Ci incoraggia a seguire l’esempio della Chiesa yemenita che, nonostante il pericolo estremo, risponde con entusiasmo.
Ci esorta a fare lo stesso: «La fede in Cristo non deve restare per sé stessi né essere confinata nella Chiesa. La società ha bisogno di ascoltare questo messaggio. Pregate per coloro che vi circondano, per i musulmani attorno a voi. Siate la luce del mondo!»